Osservare i pensieri
Molti pensano che la meditazione consista nel fermare il pensiero, sbarazzarsi delle emozioni, controllare la mente. In realtà le cose stanno diversamente: si tratta di fare un passo indietro, osservare i pensieri in modo chiaro. Come un testimone li osservi andare e venire – senza giudicarli ma con una mente concentrata e rilassata.
Possiamo definire la meditazione come un stato di puro essere, di chiara consapevolezza, di attenzione, di osservazione. L’accento non viene tanto posto sul cosa si fa, ma sul come.
Essa rappresenta il ritorno a uno stato originario naturale, in cui mente e corpo non sono in un rapporto di dualità, ma di unità.
Attraverso il rilassamento corporeo e l’attenzione al respiro si cerca di diventare un osservatore dei propri pensieri, emozioni, sensazioni che devono venire semplicemente osservati e non analizzati.
Normalmente la mente è distratta da stimoli esterni e da una circolazione di pensieri che assorbono totalmente l’attenzione.
Spesso il pensiero riproduce se stesso e si autoalimenta fuori dal nostro controllo. Siamo preda così di condizionamenti e schemi di azione più o meno rigidi che si sono formati durante il corso della nostra vita che agiscono automaticamente agli stimoli e alle situazioni in maniera inconsapevole. Attraverso la meditazione si impara a riconoscere come si formano i pensieri, si prende coscienza della molteplicità di voci all’interno della psiche, si sviluppa la presenza mentale con la consapevolezza del qui e ora.
La meditazione non solo consente di entrare in contatto con se stessi, ma anche con la realtà che ci circonda. Ci permette, inoltre, di avviare un percorso di crescita spirituale in cui le parole, la logica, la razionalità lasciano il posto a una forma di osservazione silente, priva di giudizio e di filtri. La sua pratica, infatti, non resta circoscritta al momento specifico della meditazione, ma si estende al resto dell’esistenza quotidiana al punto da favorire un profondo mutamento del proprio essere nel mondo. La pratica costante quotidiana promuove lo sviluppo della stabilità, della calma interiore in una condizione di mente non reattiva, permettendo di affrontare tutti gli aspetti che la vita presenta, come:
L’ansia
La paura
Il dolore
Sono proprio la stabilità e la non reattività che fanno si che sia possibile diventare degli osservatori compassionevoli di se stessi e degli altri.
Il dolore proviene dal basso, dall’origine, e quindi dal passato, e la gioia invece fluisce dall’alto e quindi dal futuro
-Carlo Molari
Il mistero del dolore
L’argomento del dolore è uno dei più difficili da trattare, anche se è quello che ci tocca più da vicino. Ognuno di noi infatti ha sperimentato momenti di sofferenza, di angoscia, di abbattimento. Ha visto altri soffrire, piangere e cadere sotto circostanze avverse e almeno una volta nella vita si è chiesto: “Perché esiste il dolore? Perché l’uomo non può trovare pace e felicità nella terra? Perché Dio, se esiste, permette la sofferenza?”
Queste ed altre domande simili si saranno certamente presentate nella nostra testa o nella testa di persone a noi vicine.
Abbiamo trovato la risposta a questi angosciosi interrogativi?
Molti studiosi e ricercatori, sia laici che religiosi, hanno definito il dolore “un mistero”, poiché hanno sperimentato la difficoltà, se non addirittura l’impossibilità, di spiegare il significato profondo, un “segreto” da scoprire. Il dolore quindi in tutte le sue infinite forme, deve essere affrontato e accettato coraggiosamente per capire il suo messaggio, mettendo da parte reazioni emotive di paura, rifiuto e di ribellione che potrebbero offuscare la nostra capacità di riflessione, di comprensione e d’intuizione.